Grande attesa in città per l'opera che torna al Carlo Felice dopo 14 anni. Il regista: "In questa Tosca realizzo il mio ideale di messinscena".
Tosca, nell'allestimento di Davide Livermore, torna a Genova dopo 14 anni. Il melodramma in tre atti di Giacomo Puccini, Luigi Illica e Giuseppe Giacosa sarà in scena al Teatro Carlo Felice dal 24 febbraio 2023, con la regia ripresa da Alessandra Premoli.
La Tosca firmata Livermore (sue la regia, le scene e le luci) è stata indubbiamente uno degli eventi lirici più di impatto a Genova negli ultimi vent'anni: c'è quindi grande attesa in città - non solo nella cerchia dei melomani più accesi - per la riproposizione di una spettacolo in sede unica, dato che non è prevista una tournée. La prima e altre date dello spettacolo sono già sold out.
GLI SPETTACOLI
IN SCENA IN ITALIA
Il cast è di prim'ordine, con Maria José Siri e Monica Zanettin (Floria Tosca); Riccardo Massi e Sergio Escobar (Mario Cavaradossi); Amartuvshin Enkhbat e Stefano Meo (Scarpia); Dongo Kim (Angelotti); Matteo Peirone (sagrestano); Manuel Pierattelli (Spoletta); Claudio Ottino (Sciarrone); Franco Rios Castro e Roberto Conti (Carceriere). Maestro concertatore e direttore Pier Giorgio Morandi.
Pier Giorgio Morandi: "Nel mondo tutti amano Tosca"
“Tosca insieme a Bohème è una delle opere di Puccini più eseguite e amate al mondo - afferma Morandi - Dopo i grandi successi di Manon Lescaut e Bohème, in Tosca si può notare, dal punto di vista della scrittura orchestrale, un'ulteriore evoluzione del compositore. Puccini fa in modo che l'orchestra non abbia solo funzioni di complemento e di accompagnamento alla parte vocale, ma che funga anche da sostegno e supporto psicologico dei personaggi nello sviluppo delle vicende drammatiche che si svolgono sulla scena".
Nelle note di accompagnamento all'opera, il direttore definisce la Tosca "un acquarello in musica". Puccini ha dato all'orchestra un ruolo descrittivo con i suoi mille colori, che in questa scrittura a seconda dei momenti scenici possono essere romantici, drammatici, festosi, lugubri o estremamente dolci: come all'inizio del terzo atto, dove l'orchestra ha compiti estremamente descrittivi. Idem per la scrittura vocale: alcune arie di Tosca fanno parte delle pagine più sublimi della storia della musica lirica.
Livermore: "In questa Tosca realizzo il mio ideale di messinscena"
Tosca è uno dei cavalli di battaglia di Davide Livermore, che l'ha riproposta più volte sui palcoscenici più prestigiosi.
“Sono felice che la mia Tosca torni a Genova, dove era nata nel 2009 - afferma il regista - perché è il primo spettacolo in cui sono riuscito a realizzare compiutamente i miei ideali di messinscena, quelli che ho cercato di rubare ai due registi che ho più stimato nella mia carriera di cantante. Da Paul Curran ho imparato l’importanza della attorialità: gli interpreti non devono cantare Tosca ma recitarla. Da Luca Ronconi ho imparato che ogni minimo elemento della scenotecnica non ha mai funzione decorativa ma è parte integrante della regia".
Nella Tosca immaginata da Livermore l’impianto scenico è fisso (un triangolo torto su pendenze diverse per rievocare la geografia dei rapporti tra tenore, soprano e baritono) ma poggia su un piano girevole che lo mostra sempre in una nuova prospettiva, accordandosi con lo stato d’animo dei cantanti. La stessa cosa vale per gli inserti video. Mostrano immagini reali, come la cupola di Sant’Andrea della Valle, ma riflettono a loro volta le emozioni dei personaggi.
Alla Scala una Tosca diversa ma uguale
"A Milano nel 2019 ho fatto tutt’altra edizione di Tosca, assai più tecnologica - ricorda Livermore - ma i principi ai quali mi sono ispirato sono gli stessi di Genova. Prendiamo la scena finale del suicidio di Tosca: alla Scala il video creava l’effetto di una caduta infinita nell’abisso; al Carlo Felice invece Tosca non si getta da Castel Sant’Angelo, resta lì come pietrificata. Non è morta dentro di sé. Tosca si suicida ma non ne prende coscienza fino a quando il suo spirito vede il suo corpo".
Lo spettacolo genovese ricrea l’azione di Tosca secondo un taglio cinematografico. Si sa che per Livermore la musica di Puccini è già di per sé cinematografica. I modi, i tempi, i ritmi, l’armonia, i respiri, le sonorità sono sempre pensati da Puccini in funzione del racconto teatrale. "Partitura alla mano - dice Livermore - potrei descrivere scena per scena cosa la musica sta dicendo. È una musica che fa sentire tutti i dettagli dell’azione, persino la chiave che gira nella toppa".
Tosca non può che essere romana e all'inizio dell'800
Nella conferenza di presentazione Livermore ha spiegato di non essere fautore né della messinscena tradizionale né di quella moderna. "Non mi piacciono i tifosi dell’una e dell’altra filosofia, che applaudono o fischiano se l’opera è o non è ambientata come vogliono loro - ha dichiarato - Semplicemente, penso che certe opere siano vincolanti, non possono essere nemmeno pensate fuori dal luogo e dal tempo della loro azione. Certe altre invece lasciano un’estrema libertà da questo punto di vista".
Nell'interpretazione livermoriana Tosca appartiene senz’altro al primo gruppo, perciò nello spettacolo che sarà allestito al Carlo Felice vedremo scene, gesti e costumi immaginati nella Roma di primo Ottocento, quando scottava ancora il terreno dello scontro tra Rivoluzione e Restaurazione.
Puccini, con Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, trasse il libretto dall'omonima pièce del drammaturgo francese Victorien Sardou, che il compositore vide a Milano, interpretata da Sarah Bernardt, nel 1889.